domenica 15 gennaio 2017

Step 25: Back to black

 Eccomi qua, il giorno del mio compleanno, a festeggiare con amici e colleghi. Non poteva mancare lui, che mi ha accompagnata giornalmente in questi ultimi mesi: il colore nero.
Quando ho scelto di frequentare il corso “Storia delle cose” del Prof. Vittorio Marchis ero un po’ titubante all’idea di dover realizzare un blog: una cosa che non ho mai fatto, di carattere creativo e quindi completamente diversa dalla sfera ingegneristica, fatta di formule, rigore ed esercizi. Ho accettato di cimentarmici comunque, uscendo dalla mia zona di sicurezza e mettendomi in gioco, rimanendo alla fine piacevolmente colpita da ciò che questa esperienza mi ha lasciato.


Ma ricordiamo adesso, come si fa con un caro amico, il mio rapporto/percorso con il colore nero.
Rompere il ghiaccio è stata la cosa più difficile: la presentazione generale (step 1) e quella mediante i codici con cui il nero viene identificato (step 3).
Via via è stato sempre più facile raccontarsi di sé, e adesso so come viene chiamato in altre parti del mondo il mio colore (step 2) e quando ha cominciato ad essere conosciuto: attraverso miti (step 4) e leggende popolari (step 8), o nella vita di tutti i giorni, ritrovandolo in loghi (step 10) e pubblicità (step 15).
E’ stato un fedele compagno di avventura, accompagnandomi nei miei interessi “accademici” come la fisica (step 6) e la chimica (step 14) e anche un po’ in giro: siamo stati al ristorante (step 12), al cinema (step 7), alle mostre d’arte (step 18), e alle sfilate di moda (step 20). Insieme abbiamo pure letto fumetti (step 13) e ascoltato musica (step 5). Abbiamo addirittura girato il mondo, per poterlo ammirare su edifici di luoghi ed epoche differenti (step 22) e su particolari oggetti di design (step 16).
Pur essendo un colore “buono” perché legato alla terra (step 23), il nero non è ancora riuscito a scrollarsi di dosso la brutta nomea che lo perseguita, come lui stesso ha raccontato nello step 19. Il colore più scuro al mondo (step 17) viene infatti sempre associato a eventi catastrofici (step 11) e situazioni difficili (step 21). Per questa ragione ha cercato di mostrarsi in modo più simpatico, attraverso giochi come l’abbecedario dello step 9, o la tenera nuvola a forma di panda dello step 24, oppure facendo gli auguri e stringendo amicizia con il suo collega Greenery.
Ciò che conta in effetti, è che ci sia riuscito per me: continuo ad apprezzarlo nei campi in cui viene oggettivamente adorato per la sua eleganza e sinuosità, ma a prescindere vi rimarrò sempre legata perché mi ha permesso di compiere questo percorso fatto di letture e di ricerche… e perché il nero non passa mai di moda!




venerdì 13 gennaio 2017

Step 24: la pandanuvola del colore nero










I primi oggetti ai quali ho associato al colore nero sono gli pneumatici, che devono il loro colore alla presenza di una polvere costituita principalmente da carbonio, il nerofumo, che consente loro una maggiore resistenza all’usura. Originariamente di un colore grigio-giallastro, cioè il colore della gomma dopo il processo di lavorazione, oggi lo pneumatico ha assunto una sorta di fascino che lo rende particolarmente adatto a svolgere delle funzioni molto lontane da quelle per le quali è stato creato (per informazioni leggere qui).










martedì 10 gennaio 2017

Step 23: Black and w...ild!

Pur non essendo il colore di spicco del nostro pianeta (prevalgono infatti l’azzurro delle acque e il verde della vegetazione), il colore nero è molto presente nella natura, e può essere considerato quindi un colore selvaggio. È associato alla terra (elemento naturale che a sua volta rimanda alla materia primordiale) nel suo stadio fertile, ossia come simbolo del grembo materno e della nascita della vita.
Colore con il quale si identifica il caos primordiale, è molto frequente anche nel mondo minerale, vegetale e animale.







È infatti il colore della pietra lavica, formatasi grazie al deposito di materiale vulcanico dopo le grandiose eruzioni, e quindi di origine “selvaggia”. Grazie alle sue caratteristiche tecniche la pietra lavica è molto apprezzata: è resistente agli urti e agli sbalzi termici, è molto robusta ma facilmente lavorabile, tant’è che, nei paesini alle pendici dell’Etna, viene impiegata per la realizzazione di oggetti di artigianato e monumenti.

Nel mondo vegetale, sono in effetti poche le specie che si presentano nere al 100%,  si tratta per lo più di rossi o viola molto scuri, tendenti al nero. Spicca però per originalità il papavero nero Evelina, dal 1997 riconosciuto a tutti gli effetti come nuova varietà vegetale.



Ma è nel regno animale che è possibile ammirare il colore nero in tutta la sua selvaggia bellezza. Ne è un esempio la pantera nera, simbolo di ferocia e valore. È un animale molto elegante e veloce, si muove in modo fluido e sinuoso, è solitario e protettivo nei confronti dei cuccioli. 






Un altro esempio è il gorilla, conosciuto per il suo folto pelo di colore nero-argenteo. Grande, forte e imponente, è considerato comunque un animale pacifico e tranquillo.

giovedì 5 gennaio 2017

Step 22: Il colore nell'architettura

Contro ogni aspettativa, il colore nero è ed è stato utilizzato nell’architettura di ogni epoca e cultura.

Partendo dai giorni nostri, un edificio molto particolare in cui possiamo ammirare il colore nero è la “Piano House”, inaugurata nel 2007 e progettata dai designer dell’ università della tecnologia di Hefei. Si trova nella città cinese di Huainan ed ospita eventi di ogni tipo, dai meeting aziendali alle cerimonie, fungendo anche da scuola di musica (infatti al suo interno si possono trovare tutti gli strumenti musicali esistenti). È architettonicamente costituita da due strumenti musicali: la parte principale è un enorme pianoforte nero lucido realizzato in scala 50:1, le cui coda e testiera sono collegate da un gigantesco violino di vetro trasparente all’interno del quale sono situate le scale. È particolarmente suggestiva la vista notturna dell’edificio, illuminato da luci colorate, che rappresenta un tributo non solo al mondo della musica ma alla bellezza in sé.



Un altro edificio in cui il nero funge da protagonista è la Biblioteca Reale di Copenhagen, in Danimarca. Fondata dal re Federico III, la biblioteca è costituita da due edifici: la sede principale nell’Isola del Castello, realizzata nel 1906, e la moderna struttura progettata negli anni ’90 dagli architetti Schmidt Hammer & Lassen. Quest’ultima è denominata “Diamante nero” perché realizzata in granito nero dello Zimbabwe e vetro affumicato, caratteristiche che gli consentono di cambiare colore durante le ore del giorno a seconda dell’intensità della luce che arriva sulla superficie. All’interno vi è un enorme atrio di otto piani, che favorisce l’ingresso della luce nello spazio interno, completamente bianco. 

Spostandoci di qualche latitudine e cambiando completamente cultura, troviamo in Arabia Saudita la Ka‘ba (dall’ arabo “cubo” o “dado”), situata al centro della Sacra Moschea all’interno della Mecca e ritenuta il luogo di culto più sacro dell’Islam. E’ di colore nero perché rivestito dalla kiswa, un tessuto di broccato di seta nera intessuto da lamine d’oro che riproducono versetti del Corano. All’angolo destro della Ka‘ba è incastonata la Pietra Nera, che i fedeli baciano rapidamente durante il loro pellegrinaggio.




Sappiamo con certezza che il nero veniva utilizzato in campo architettonico anche presso gli antichi romani, come riportato da Marco Vitruvio Pollone nel suo trattato “De Architectura”. In particolare nel settimo libro tratta l’utilizzo dei colori come rivestimento (intonaci o pavimenti) negli edifici privati.
Troviamo riferimenti al colore nero nel capitolo 10:
Veniamo ora a quelle sostanze che attraverso particolari processi di lavorazione acquistano da altre le caratteristiche coloranti; e innanzitutto parliamo del nerofumo che è di largo impiego e molto utile nelle costruzioni, affinché si vengano a conoscere le tecniche e il procedimento per poterlo ottenere.
Si costruisca una stanza simile a un laconico, ben definita a stucco marmoreo e ben levigata. Davanti ad essa si disponga una piccola fornace con degli sfiati che diano nel laconico e dopo avervi introdotta della resina si chiuda con cura la bocca del forno perché la fiamma non si disperda all’esterno. Il calore del fuoco farà sì che questa liberi attraverso gli sfiati che danno nel laconico una fuliggine che si andrà a depositare sulle pareti e sulla volta della stanza. Raccolta poi questa fuliggine in parte verrà impiegata per produrre inchiostro dopo averla impastata con gomma e in parte verrà utilizzata per la decorazione delle pareti mescolandola con la colla.
Per non ritardare i lavori in mancanza del nerofumo si può ricorrere a questa alternativa: si brucino dei sarmenti di vite o delle schegge di legno resinoso, e quando si sarà formata la brace, la si spenga e la si frantumi mescolandola con la colla; si otterrà così un colore tutt’altro che disprezzabile per l’impiego negli intonaci. Lo stesso lo si può ottenere facendo seccare e cuocere nella fornace la feccia del vino da mescolarsi poi con la colla e quindi da utilizzare sfruttando le sue tonalità di nero particolarmente gradevoli; anzi, quanto migliore sarà la qualità del vino, tanto più lo sarà la tonalità del colore, più vicino all’indaco che al nero.



lunedì 2 gennaio 2017

Step 21: I protagonisti


Questa frase è stata pronunciata da Martin Luther King, pastore protestante, politico e attivista schieratosi in prima linea nella lotta alla segregazione raziale in difesa della comunità afroamericana. Nato il 15 gennaio 1929 ad Atlanta, vive assieme alla sua famiglia nella Auburn Avenue, soprannominata il “Paradiso Nero”, il luogo in cui risiedono “gli eletti della razza inferiore”, ovvero la piccola borghesia di colore. E’ proprio questo il contesto in cui Martin Luther King vive ed opera: l’America degli anni ’50-’60, in cui vi erano fontanelle separate per bianchi e neri, così come erano separate le balconate a teatro e i posti in autobus.

Durante gli anni della lotta, organizza numerose manifestazioni, e vince nel 1964 il premio Nobel per la pace, grazie anche al suo discorso più famoso, “I have a dream”. Viene più volte arrestato e rilasciato e subisce minacce e attentatati, fino a quando viene ucciso da alcuni colpi di fucile a Memphis, il 4 aprile 1968.


Un 2017 verde speranza!


Dall’anno 2000, l’azienda Pantone elegge il proprio colore dell’anno. Dopo una serie di colori più o meno accesi e più o meno diffusi, il protagonista del 2017 è il Greenery. Con codice Pantone 15-0343, il Greenery è un verde acceso e brillante, reso luminoso dalla percentuale di giallo in esso presente. È un colore forte e vivace, che ricorda la natura e rappresenta quindi un invito ad allontanarsi dallo stress della quotidianità per riportarsi ad uno stato di rigenerazione in comunione con la natura stessa.
Questo colore è destinato ad essere il più presente nella moda, nel design, nell’architettura e in molti altri ambiti, per tutto l’anno a venire: è già stato utilizzato nella moda, abbinato a colori neutri o accesi (www.vogue.it/moda/tendenze) e nel cinema: nel recentissimo film “Doctor Strange” il protagonista indossa un amuleto di questo colore.





giovedì 29 dicembre 2016

Step 20: Il nero nella moda

Il colore nero è il vero protagonista della moda di tutti i tempi. E’ elegante, austero e sensuale; può essere abbinato con tutti gli altri colori e utilizzato in ogni occasione, dalle ricorrenze formali agli incontri informali, sia di giorno che di sera.
E’ nello stesso tempo un colore molto particolare e distintivo di determinati capi d’abbigliamento.
 Ad esempio, il giubbotto “chiodo” di pelle, introdotto nel 1928 dalla Scott NYC, non avrebbe lo stesso fascino se associato ad un altro colore. Indossato per la prima volta in un film da Marlon Brando (nel film “Il selvaggio”), è diventato famoso anche grazie ai film “Grease” e “Happy Days”, indossato rispettivamente da John Travolta e Fonzie.



Analogamente, un capo classico come le scarpe decolleté, non sarebbe stato altrettanto elegante di un altro colore.


 L’abito nero più famoso è sicuramente il tubino nero di Givenchy indossato da Audrey Hepburn in “Colazione da Tiffany”. Si tratta di un abito da sera in raso nero, senza maniche, leggermente stretto in vita e lungo fin quasi al suolo, con uno spacco fino alla coscia su un lato. Il corpetto è leggermente aperto sulla parte posteriore con un decolleté che lascia scoperte le spalle. Nel film l’attrice lo indossa con dei guanti dello stesso colore lunghi fino al gomito e con una collana di perle.



Ancora oggi il nero è ampiamente diffuso nel mondo della moda, non è caratteristico di un solo stilista (anche se sono molto famosi i tailleur di Yves Saint Laurent, o gli abiti in bianco e nero di Chanel), ed è indossato durante i red carpet e gli eventi mondani più famosi.